Non è facile in tempi come questi star dalla parte giusta nel posto sbagliato, eppure ci sono persone che lo fanno per scelta e non per masochismo o chissà quale vocazione al martirio, lo si fa principalmente perché si crede in un progetto e in un modo di “essere” che magari ai più risulta difficile da comprendere.
Da un po’ di tempo a questa parte, sulla scena politica nazionale e non, sono comparsi strani e loschi figuri: i “Civatiani”, in primo momento si è pensato alla solita “corrente” interna di quelle che servono per avallare il pensiero dominante attraverso il “dissenso” e una visione “altra” del Partito Democratico.
Non è facile, non è comprensibile dalla massa, non è politicamente corretto, non è allineato, non è un capopopolo, non è populista, non parla alla pancia dei cittadini, ecco Giuseppe Civati, per tutti noi Pippo, è una persona che ha avuto il coraggio di dire NO a tutto quello che era accordo sottobanco, larghe intese, riforme col condannato, conflitto d’interesse, che ha il coraggio di non alzare la mano per votare a favore in Direzione, che si schiera apertamente dalla parte della legalità e giustizia sociale, che crede nel dialogo con le forze positive del Paese, che non ha peli sulla lingua.
I civatiani sono una razza a se stante; credono fermamente che “le cose si cambiano cambiandole” dall’interno:
- che chi scappa ha sempre torto;
- che un’energia alternativa (non solo dal punto di vista materiale) è possibile;
- che il rifiuto va trattato come risorsa;
- che la novità è a Sinistra (parola da troppo tempo dimenticata nelle Direzioni di Partito);
- credono che la vera crescita non è solo quella del PIL ma che deve essere accompagnata dalla crescita del lavoro, dei Diritti e dei Beni Comuni;
- che investono in conoscenza e sostenibilità ambientale;
- che bisogna tornare a rappresentare gli esclusi;
- che bisogna allearci non con la destra ma con chi rischia perché investe e crea lavoro, che bisogna affidare il Partito a nuove generazioni;
- che la Rete non è il maligno ma un’opportunità;
- che è urgente ripristinare un dialogo con i cittadini;
- che il “politichese” non è più di moda;
- che la “trasparenza” è un valore per chi amministra il bene pubblico nel nome del PD e non un optional;
- che l’acqua è un bene prezioso e che la gestione pubblica chiesta dal Referendum va affidata a smart society che pratichino trasparenza e partecipazione;
- che la lotta alla corruzione crea benefici economici e fiducia nello Stato;
- che credono nella rivoluzione culturale partendo dalla scuola tutelandone l’autonomia e riconoscendone il ruolo di integrazione delle diversità;
- che occorre favorire l’accesso dei migranti, rivedere le norme sulla clandestinità, superare i CIE, semplificare l’ottenimento della cittadinanza e dare lo ius soli ai figli dei migranti stessi;
- che per superare la disaffezione dei cittadini alla politica vanno sviluppati il dibattito pubblico e nuove forme di democrazia partecipativa, rafforzando le Leggi di iniziativa popolare e abbassando il quorum per i Referendum;
- che il nostro sistema è penalizzante per il lavoro ed occorre tagliare le tasse a partire dall’imposta sul reddito e non da quella (populista) sulla prima casa;
- che credono ad un Partito che non sia conservatore (di se stesso), che non sia espressione di oligarchie ed élite, un Partito progressista che sviluppi al massimo un coinvolgimento della base non plebiscitario e che si fondi una volta per tutte, su processi democratici e di crescita culturale dei cittadini.
“Solo i molti possono cambiare gli equilibri dei pochi” cit. Pippo Civati
Foto di Enrico Paravani©