Tutte le città italiane, ed in particolar modo quelle sul mare, hanno nel mercato una classica attrazione per i turisti. La nostra cittadina, per distinguersi, è famosa per il suo “non-mercato”.
Tutto iniziò anni fa, quando il sindaco Tidei propose di trasferire il mercato cittadino in una nuova area.
Questa scelta divise letteralmente i mercatali in due fazioni: i guelfi del nuovo mercato e i ghibellini dell’antico mercato, innescando una serie infinita di polemiche i cui strascichi continuano ancor oggi.
Alle successive elezioni amministrative i vari politicanti si buttarono a capofitto in questa spaccatura, col fine di accaparrarsi i voti degli operatori e promettendo di tutto. Fu così che i mercatali divennero, di fatto, “venditori” di voti più che di merci.
Arrivò quindi il sindaco De Sio, giovane ed inesperto, il cui progetto faraonico prevedeva la costruzione di una enorme “cassa da morto”. Prevedibilmente il progetto fu accolto dal disprezzo dei più e fu abbandonato.
Seguirono in breve tempo ben due tornate elettorali, in quanto la sindaca tura del medico Gino Saladini si concluse in pochi mesi, con l’elezione di Gianni Moscherini. Risolte in qualche modo le varie conflittualità aperte con la COGEIM, ditta che aveva vinto la gara istruita dal Sindaco De Sio, si diede finalmente inizio ai lavori di costruzione del nuovo mercato.
Il nuovo ambizioso progetto oltre ad un costo superiore a 5 milioni di euro presentava la “peculiarità” di chiedere al Responsabile Unico del Procedimento di supervisionare l’operato della moglie nelle vesti di Direttore dei Lavori…
I lavori iniziarono, ma tra notevoli lacune progettuali e procedurali, oltre a forzature amministrative. La Maggioranza con arroganza continuò però dritto per la sua strada. I mercatali, tra varie proteste, vennero spostati sulla trincea ferroviaria, sotto un tendone da circo pagato profumatamente dalla collettività e poco dopo iniziarono i problemi. Passarono gli anni e il cantiere si bloccò fino a che fu chiaro che i lavori non sarebbero mai finiti nei tempi stabiliti.
Il cantiere, in pratica, era ancora fermo ai blocchi di partenza.
Gli affari sempre più modesti, il mercato divenuto multietnico, la graduale scomparsa di molte delle attività commerciali nelle vicinanze del cantiere, resero il centro storico sempre più degradato, mentre la cittadinanza continuava a pagare per il tendone da circo e le utenze ad esso collegate.
Arriviamo così alle ultime elezioni, alle quali concorrono anche alcuni mercatali, stanchi delle solite promesse. La scarsa coesione e le tante conflittualità conducono però ad un ben misero risultato.
Viene eletta quindi l’attuale Amministrazione, col Sindaco ormai al suo terzo mandato. Il promesso cambio di passo (“ritorna il futuro”) non si nota, anzi, si continua con gli stessi proclami senza esito.
I soldi che non ci sono, la fine dei lavori sempre imminente, autorizzazioni mancanti, carenze progettuali ritardano di mese in mese l’inaugurazione del mercato.
A complicare le cose, Moscherini presenta un esposto alla Procura della Repubblica ed alla Soprintendenza alle Belle Arti. Sembrano mancare autorizzazioni paesaggistiche e nulla osta, pertanto, i lavori non possono procedere spediti. E pensare che era un suo progetto!
La guerra tra i due acerrimi nemici (nemici??) si fa sempre più accesa, peccato che a rimetterci siano sempre la città e i suoi abitanti.
Le vicende del mercato sono lo specchio della politica civitavecchiese e della città stessa.
Negli anni si sono succedute diverse amministrazioni, da destra a sinistra, il risultato è sempre lo stesso. Tutto è cambiato solo per far sì che rimanesse uguale.
Ora, cari concittadini, provate a immedesimarvi nei mercatali e vi accorgerete che sono stati miopi e che loro hanno pensato solo al banchettino e non alla funzione del mercato nella sua globalità, del resto, noi cittadini siamo uguali ai mercatali come la città al mercato.
Vi sarete accorti che:
- i politici hanno infierito sulle divisioni ed hanno fatto delle promesse speculando sulle reali necessità dei cittadini.
- una volta eletti hanno redatto progetti faraonici, applicando delle procedure al limite della legalità, che gestiscono i soldi e la “cosa pubblica” in maniera poco trasparente.
In tutti questi anni non abbiamo visto portare a compimento una vera progettualità di questa città, un qualcosa proiettato verso il futuro. Mai un opera pubblica funzionale, economica, in tempi certi e che sia di reale necessità per i cittadini.
Per questo motivo tutti hanno perso credibilità, è ora che venga evidenziato tutto quello di cui ci hanno privato: una città, un mercato, posti di lavoro, un’identità popolare. Ci hanno tolto storia e tradizioni, hanno sperperato denari pubblici, hanno deturpato il centro storico, ci hanno privato di un futuro diverso. Ci vogliono sottomessi alle loro promesse ed ai loro favori.
Non sono più credibili.
Foto di Enrico Paravani©