15 Dicembre 2017. La Giunta Regionale Zingaretti spara gli ultimi botti e partorisce la Deliberazione di Giunta n. 856, che avvia l’oramai ex Ospedale S. Giacomo, sito in via del Corso a Roma (a pochi passi da Piazza del Popolo), al Fondo Immobiliare “i3-Regione Lazio”.
Lo storico ospedale romano, ritenuto non più idoneo nel testo della Delibera per ragioni di natura antisismica, si avvierebbe però a divenire un complesso destinato ad ospitare:
· Una “Senior House”;
· Un Centro Fitness;
· Non meglio definiti “Spazi commerciali”;
· Altrettanto indefiniti “Servizi sanitari”;
· Un Ristorante;
· Parcheggi
L’obiettivo sarebbe quello di “contemperare adeguatamente la vocazione socio-sanitaria del compendio, la sua rilevanza artistica e la possibilità di intraprendere iniziative di interesse sul mercato di riferimento in grado di garantire l’economicità dell’investimento necessario per la riqualificazione dell’intero compendio”.
“Contemperare la vocazione sanitaria” è un’espressione che va forse letta ricordando le azioni legali minacciate dalla famiglia Salviati proprio contro il progetto dell’allora Giunta Marrazzo?
Parrebbe proprio di no, a giudicare da quanto relazionato dalla Corte dei Conti “Dagli atti dei cessati catasti in possesso della AUSL RM/A il sopra citato immobile è sempre stato trasferito in proprietà agli Enti succedutesi senza alcuna annotazione di ipoteche, servitù e redimenti a favore di eventuali donatori…per cui si ha ragione dunque di ritenere che i complessi di riferimento sono stati realizzati da Enti e non in dipendenza di volontà testamentaria che ne prevedevano la redenzione in favore dei testanti nei casi di vendita o di diverso uso.”
Delle azioni legali degli eredi Salviati non si hanno notizie così, del resto, nè in Delibera nè in rete.
Ma torniamo alla Senior House. Cos’è?
E’ inutile sottolineare come non esiste alcuna definizione ufficiale di tale “entità”. Un ospizio? Una Residenza Sanitaria per Anziani? Evidentemente no, altrimenti non si sarebbe ricorsi ad una fumosissima definizione in inglese. Quando il legislatore sceglie di usare un’altra lingua rispetto a quella italica solitamente è in cerca di definizioni vaghe e facilmente eludibili (ricorderete il caso degli hotspot per migranti, mai codificati in maniera ufficiale…).
Ci giunge in soccorso il Sole 24 ore che ci spiega che “nel real estate cresce il ruolo del “senior housing”, ossia la progettazione di stabili con appartamenti progettati appositamente per anziani, spesso con una capacità di spesa medio-alta, disposti ad investire in soluzioni capaci di sostenere a lungo la propria indipendenza”.
Il modello più diffuso è la nursing home, strutture costituite da decine di piccoli appartamenti (circa 60 mq ciascuno), attrezzati con servizi di riabilitazione e attività ricreative. Nulla a che vedere con il più noto housing sociale, che ha un quadro normativo di riferimento chiaro e si rivolge, tramite bandi pubblici, alle categorie sociali più svantaggiate.
Uno dei progetti più recenti è quello di Abitare Leggero, a Milano. La società ha individuato 12 appartamenti dislocati in due stabili di quartieri diversi della città, che sono stati ristrutturati e attrezzati secondo principi ergonomici. Chi andrà ad abitarvi, in prevalenza over 65, pagherà un canone mensile che comprende l’affitto e una serie di servizi condivisi. L’offerta di base prevede una collaborazione domestica a settimana, tre interventi di manutenzione annuali, un accompagnamento a settimana per la spesa, una visita di cortesia ogni 15 giorni per rilevare esigenze particolari, incontri mensili di socializzazione, gestione amministrativa. Ma quanto si paga? In uno dei due stabili milanesi, in zona Sempione, l’appartamento standard di 75 mq viene proposto a 1.200 euro al mese, di cui il 60-70% rappresenta l’affitto e il resto i servizi. Non proprio indicato insomma per i redditi bassi.
Immaginate un’offerta simile a due passi da via Condotti? A quale pubblico si rivolge il progetto? Immaginate il democratico Zingaretti che si aspetta investimenti privati per la cifra annunciata di 66 milioni di euro per un progetto di social housing per anziani svantaggiati?
Il San Giacomo diventa un centro commerciale con annesse residenze per ricchi. Diamo alle cose il loro nome.