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30 Aprile, 2015 Francesco Fortunato Ambiente, Ambiente e cultura, Opinioni, Politica e attualità, Scienza e tecnologia 0 comments

Ho letto con molta attenzione la lettera dell’onorevole Tidei riguardante le polemiche sorte a valle dell’intervento dell’ingegner Bruno riguardanti la disponibilità di Enel all’elettrificazione delle banchine del nostro scalo.

A parte alcune riflessioni di natura tecnico-economica, tipo come sia possibile un costo di poco superiore a sette milioni di euro quando Enel stessa in un suo preventivo di spesa presentato ad AP ne stimava circa trenta piuttosto che una standardizzazione degli allacci che di fatto è attualmente inesistente, le domande che mi faccio, e che estendo anche all’onorevole, sono sempre le stesse: in mancanza di una normativa nazionale che imponga l’utilizzo del Cold Ironing (ove presente) come si fa a “convincere” gli armatori a spendere x milioni di euro per adeguare le proprie navi ad un’alimentazione che arrivi da terra?

Non si corre il rischio di “bruciare” inutilmente denaro per infrastrutture che rimarrebbero di fatto potenzialmente inutilizzate?

A fronte di queste riflessioni non sarebbe più incisivo spingere per una legge nazionale molto più restrittiva riguardo l’utilizzo dei carburanti ad uso navale e che vada in direzione delle norme già adottate nel Mar Baltico?

Altro punto saliente della discussione è sul chi finanzi tale operazione.

L’onorevole Tidei scrive che “…Enel ha ribadito il proprio impegno sul versante elettrificazione…” ma nello specifico in cosa verte questo impegno?

Alla sola disponibilità per la progettazione e realizzazione degli impianti o addirittura, cosa di cui mi permetto di dubitare, anche al finanziamento degli stessi?

Se l’impegno del colosso energetico dovesse limitarsi soltanto alla progettazione e alla messa in opera delle strutture a questo punto bisognerebbe cominciare a valutare se non sia più conveniente, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale che da quello prettamente occupazionale, che venga “tirata dentro” la sofferente Tirreno Power per quanto riguarda la fase di fornitura di energia elettrica.

Mi permetto di concludere con una piccola riflessione su questo passaggio ” L’elettrificazione delle banchine è anche “conditio sine qua non” per i lavori di ampliamento del porto. Lo dicono i decreti ministeriali di Valutazione dell’Impatto Ambientale…” (tralascio ovviamente la provocazione politica che lascia il tempo che trova).

L’osservazione è giusta ma, come dicevo, lascia spazio anche ad una riflessione: il molo carbonifero di Enel è di fatto porto e grazie alla ormai famosa AIA del 2013 produce anche un notevole traffico navale.

Tra carboniere e navi che movimentano gesso e calcare quel molo vede almeno, e qui vado per difetto, almeno un centinaio di ormeggi all’anno.

A questo punto, vista la ribadita disponibilità all’elettrificazione, mi chiedo perchè Enel non abbia pensato di elettrificare il suo di molo..

  • Tags
  • banchine elettrificate
  • carbone
  • Enel
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Francesco Fortunato

Tecnico per formazione, ribelle per nascita.

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