Dicono che io non voglia l’elettrificazione delle banchine.
E’ una falsità, ovviamente.
L’elettrificazione delle banchine è un intervento prescritto da ben tre Valutazioni di Impatto Ambientale, per cui non è minimamente in discussione che queste vadano progettate e realizzate.
Le navi consumano però energia elettrica a 60 Hz, mentre quella distribuita dalla rete europea è a 50 Hz. L’operazione di conversione è complessa e sembra che ad oggi nessuna azienda, neanche il colosso ABB che pure ha presentato un progetto, garantirebbe tutti i requisiti necessari alla certificazione di sicurezza.
Quali armatori affronterebbero i maggiori costi di attracco a banchina elettrificata se questo comportasse anche l’assunzione del rischio di un incidente a bordo o di danni alle apparecchiature?
E allora? E’ accettabile una ipotesi che proponga la produzione di energia elettrica direttamente a 60 Hz, attraverso gruppi elettrogeni dedicati? Ha senso che si sostituisca la combustione di diesel dai generatori di bordo con quella di gruppi elettrogeni magari a gas naturale liquefatto?
Sono domande che hanno risposte complesse e non univoche. E qui entrate in gioco voi: idee, riflessioni, spunti sono ben accetti ed anzi graditi.
Qual’è invece il ruolo di ENEL in tutto questo?
Il Dr Massimo Bruno, responsabile dell’Unità Affari Istituzionali del gigante energetico, parla (ad un evento del PD…) di un progetto che nè il Comune nè Autorità Portuale hanno avuto modo di visionare. Forse allude ad una proposta del 2009, nella quale ENEL non affrontava minimamente le tante problematiche tecniche delle banchine, difatti utile solo a candidarsi a fornitore di energia.
Ripropongo qui una provocazione al riguardo.
Se ENEL divenisse il fornitore della tensione alle banchine, si vedrebbe pagare da Autorità Portuale (che avrebbe sostenuto i costi delle infrastrutture) un corposo canone per il semplice fatto di garantire la “potenza impegnata”, anche nel caso nessun armatore scegliesse di ricevere corrente da terra.
Soldi pubblici spesi per ingrassare ENEL e senza migliorare neanche poco la condizione ambientale cittadina? A questo io dico no.
Qual’è allora la soluzione al problema? ENEL, che tanto pesa ed ha pesato sull’ambiente cittadino, realizzi a sue spese le banchine (dato che dichiara di averne la capacità), rinunciando al canone e lucrando giustamente ed unicamente sui MW venduti.
La capacità di ENEL di risolvere i problemi tecnici, veri o presunti, sarà di garanzia per il suo fatturato e per la salute di chi respira i fumi delle navi: tante navi sceglieranno l’alimentazione da terra perchè i costi saranno sostenibili ed il sistema pienamente sicuro.
Un’ultima cosa: abbiamo buoni motivi logici e tecnici per credere che la centrale di Torrevaldaliga Nord sia di gran lunga una servitù ambientale più pesante del porto. ENEL si impegni davvero e non a chiacchiere a ridurre i fumi provenienti dalle banchine e, per farlo, lo faccia con energia prodotta da fonti rinnovabili.
Il resto è fuffa da campagna elettorale.
©Foto di Gian Marco Timidei.