Dopo aver ottenuto ben 17 parlamentari europei alle ultime elezioni, il M5S affronta in questi giorni la scelta del gruppo parlamentare al quale aderire.
Due le alternative.
La prima (e quella che in principio sembrava la più probabile) è il gruppo dei Verdi, che con i voti del M5S diverrebbe il terzo gruppo per numero di parlamentari.
Il recente incontro tra Beppe Grillo e Nigel Farage, leader del movimento britannico euro-scettico UKIP, ha prospettato l’alternativa del gruppo Europeo della Libertà e della Democrazia (ossia l’Europe of Freedom and Democracy – EFD) che in atto è il settimo gruppo e diverrebbe il quarto grazie ai parlamentari penta stellati.
La stampa italiana si è immediatamente lanciata all’attacco dello UKIP, attribuendogli una natura xenofoba, che mal si concilia con i tanti documenti ufficiali del movimento che recitano chiaramente: “Il Gruppo rifiuta la xenofobia, l’antisemitismo e qualsiasi altra forma di discriminazione”.
Poco ha contato per i media italiani il fatto che tra gli eurodeputati dell’UKIP siano presenti anche un cittadino musulmano nato in Pakistan, Amjad Bashir, ed un parlamentare di origine afroamericana-ebraica-irlandese, Steven Woolfe.
Terzastrada non ama i preconcetti. Senza lasciarci sviare dalla campagna mediatica anti-UKIP, proviamo allora a farci una nostra opinione ed analizziamo insieme quali aspetti dei rispettivi programmi possono rappresentare affinità e differenze tra i tre interlocutori: Verdi, M5S ed UKIP.
Il primo motivo di confronto è l’Euro, circa il quale sono riportate tre posizioni differenti. Mentre i Verdi sono infatti a favore della moneta unica nella sua forma attuale e l’Ukip sostiene il ritorno alle monete nazionali, il Movimento 5 stelle chiede una profonda revisione della Banca Centrale Europea, minacciando in alternativa il ricorso ad un “referendum sull’Euro”, come strumento di ritorsione nel caso le riforme vengano negate a prescindere.
Riguardo la politica di austerity, se i Verdi chiedono di sospendere le misure di rientro imposte ai Paesi in crisi che ricevono aiuti internazionali, l’Ukip taglia corto e si esprime contro ogni ingerenza europea nelle politiche nazionali. I 5 Stelle sembrano in buon equilibrio tra le due posizioni, basando il loro programma sull’abolizione del pareggio di bilancio e del fiscal compact.
Verdi e 5 Stelle sono poi assolutamente concordi nel promuovere la condivisione del debito europeo sotto forma di Eurobond, nel pieno rispetto del principio di solidarietà. L’Ukip chiede al contrario di ridurre il grado di “intromissione” dell’Unione Europea nell’economia nazionale.
La regolazione dei mercati vede ancora una volta vicini M5S e Verdi, favorevoli ad un controllo più rigido, a partire dalla separazione delle banche di investimento dalle banche commerciali. L’Ukip si conferma invece al riguardo un partito profondamente liberale (è dal Partito Conservatore che è originato), definendosi contrario ad ogni forma di restrizione dei mercati.
La questione Tobin Tax vede ancora una volta M5S e Verdi in sintonia nel chiedere una tassa europea che colpisca le transazioni finanziarie speculative, mentre l’Ukip è anche in questo risolutamente liberista e pertanto contrario.
Le energie rinnovabili e l’utilizzo del nucleare sono l’ennesimo motivo di vicinanza tra Verdi e 5 Stelle. Entrambi i movimenti sono infatti a favore delle rinnovabili e contro il nucleare, mentre l’Ukip adotta una politica di sostegno al carbone ed all’energia nucleare.
Mentre i Verdi chiedono poi la messa al bando degli Ogm e la fine della pesca intensiva, contrapposti al sostegno delle catene di produzione locale, dell’agricoltura biologica e del mercato equo e solidale con i paesi in via di sviluppo, l’Ukip non solo non manifesta alcuna contrarietà alla coltivazione degli Ogm, ma osteggia le “pesanti ingerenze europee” in materia di regolamentazione dell’agricoltura e della pesca. I 5 stelle, nell’ottica di fornire un programma stringato in soli sette punti, si limitano a reclamare unicamente maggiore attenzione alla sovranità alimentare nazionale.
Andiamo infine all’immigrazione: se i Verdi danno centralità alla protezione dei rifugiati e chiedono di garantire più ampie possibilità di accesso legale degli immigrati in Ue, il M5S chiede “meno cuore e più cervello”, auspicando che gli oneri della gestione dei flussi migratori siano posti a carico dell’Unione Europea ed ipotizzando un asse politico tra i Paesi del Sud dell’Unione, che coordini la regolazione dei flussi migratori. L’UKIP promuove invece una forte riduzione dei flussi, basata su standard rigidamente nazionali, e da applicarsi anche nei confronti dei cittadini europei.
Le similitudini del programma M5S con l’area limitrofa all’UKIP sembrerebbero in definitiva piuttosto poche, limitandosi agli aspetti monetari e finanziari dell’Unione.
Quale strategia politica spinge Beppe Grillo ad ipotizzare la confluenza del M5S nello stesso gruppo parlamentare del movimento inglese?
Giunge al riguardo l’osservazione del Premio Nobel Dario Fo, notoriamente vicino al M5S. “Io mi fido della capacità di analisi di Grillo e Casaleggio. Però ricordo che Farage ha valori diversi, viene dalla destra profonda. Chi si avvicina al movimento è attratto dalla sincerità, dall’onestà, da atteggiamenti e scelte positive, non vale lo stesso per l’Ukip“.
“Destra profonda”, nell’accezione europea di questo termine, indica un partito radicalmente liberista sotto il profilo economico, che non fa però alcun riferimento a politiche antisemite o razziste.
Perché allora fare così assidui riferimenti alla xenofobia, da parte della stampa italiana?
Scelte di comodo? Superficialità?
Certo è che la comunione di vedute tra M5S e UKIP copre ben pochi gradi dell’orizzonte politico europeo. Ma si sa che Grillo e Casaleggio hanno il culto della democrazia partecipata, un ingrediente di base del fenomeno UKIP, dal quale non si può prescindere prima di esprimere un giudizio.
Foto di Gian Marco Timidei©