Per il PD cittadino è quasi naturale avvalersi di quelli che sono gli strumenti della politica del “bastone e della carota”.
Dal 2009 ad oggi, valutando solo il Circolo di Civitavecchia, il PD è cambiato veramente poco: è una scatola vuota nata dalla semplice fusione di due gruppi Dirigenti che ancora oggi mal digeriscono questa scelta, una sorta di larghe intese tutta interna, con tanto di pesi e contrappesi.
Etica, ideologie, cultura politica? Magari, in piccola parte, ma la storia è differente. Piuttosto parliamo d’interessi, posizioni, clientes e tanto altro.
“La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.”
cit. Karl Marx
Nel novembre 2010 quando il “congresso unitario” – che brutta definizione, i Congressi sono sempre unitari – una volta concluso e scelto l’indirizzo politico, portò all’elezione di Patrizio De Felici attuale Capo di Gabinetto del Sindaco Tidei, contro la lista “eversiva” dei giovani, che neanche potevano votare, fu messa in piedi una bellissima campagna d’informazione e, come allora, anche questa volta nel 2013 la storia si è ripetuta. L’accusa questa volta è quella di utilizzare “le strutture, i materiali e i database di posta elettronica per sponsorizzare un candidato alla segreteria” come Gianni Cuperlo, sostenuto dal Sindaco Pietro Tidei.
In casi di competizioni intestine si sa che i “big” scatenano l’artiglieria pesante e mostrano i muscoli, in fondo primarie o elezioni di condominio poco conta, chi è avvezzo a stare al vertice non cede il posto nemmeno nelle gare di “sottomuro”.
L’esito era quasi scontato, rimanere sempre sul carro del vincitore pur di posizionarsi. 648 sono stati i voti degli iscritti, così distribuiti:
357 per Matteo Renzi sostenuto da Marietta Tidei, Rita Stella, Valentino Carluccio, Stefano Giannini, Mauro Guerrini e Flavio Magliani;
271 per Gianni Cuperlo sostenuto da Pietro Tidei, Fabrizio Barbaranelli, Marco Piendibene e Pino Cascianelli;
16 per Pippo Civati sostenuto da Edmondo Cosentino, Federico Cropani ed Enrico Paravani;
4 per Gianni Pittella, non pervenuto.
“Nunc et in hora mortis nostrae. Amen.”
“Essendo fisicamente traslato in Portogallo non ho potuto votare”
Quelli che fino a pochi mesi fa sostenevano Pierluigi Bersani e la sua leadership oggi si spellano le mani in applausi per Matteo Renzi, ma poco sarebbe cambiato se a livello locale avesse vinto Cuperlo, di padre in figlia e viceversa, insomma un piede in due scarpe, come sempre, lo stesso giochetto, anticipato dalla solita “unità d’intenti” per il bene del Partito. A fare troppo bene a questo Partito non si sono resi conto che lo hanno trasformato nello scheletro di un leviatano che non ne vuole sapere di rinnovarsi. Perché in fondo le cose dovrebbero cambiare? Non stiamo tutti bene in fin dei conti!?
“Le cose si cambiano cambiandole” cit. Giuseppe Civati
Ecco, tutto il mondo è cambiato in questo anno, anche la Chiesa di Roma, ma solo noi rimaniamo gli stessi con il paradosso di questa Sinistra – che non è più tale, ma pare un centro conservatore diluito, che dice ai suoi elettori “voi vi siete sbagliati”; infatti noi cambiano nome al Partito, corrente di appartenenza ma rimaniamo sempre qui, gli stessi di sempre e decidiamo delle vostre sorti; se pensate che la cosa non vi interessi, tanto meglio, noi continueremo ad interessarci a voi.
Non riusciamo ad adeguarci alle parole fatte di altro, non riusciamo ad adeguarci alla frase; tu sei arrivato solo ora, che ne sai?”, non riusciamo a condividere la sconfitta data per certa, non riusciamo a chiudere gli occhi, a tapparci le orecchie a tenere la bocca serrata, non pensiamo che tutto sia già giocato prima ancora di scendere negli spogliatoi, crediamo altresì nel dibattito schietto e scevro da pregiudizi, crediamo che un “mondo migliore è possibile”, crediamo che un Partito sia come una scatola vuota: ognuno ci mette dentro quello che è il proprio bagaglio culturale, crediamo che le alternative ci sono SEMPRE, affermare che non ci sono alternative è la cosa più conservatrice che si possa dire! Facciamo parte di un pensiero concreto, non di un’idea di Paese astratta, ed è convogliato nella ricerca spassionata del bene comune.
Un ipse dixit che certo non si può rifiutare.
“Mi dispiace dirlo ma con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai, il problema del centro sinistra è: per vincere bisogna saltare una, due, tre o quattro generazioni.” cit. Nanni Moretti
Questi vecchi Dirigenti delirano – mi viene in mente un film di Luis Buñuel – e a raccontare le cronache politiche è divenuta una chimera.
La cosa incredibile è che nessuno si rende conto che oltre a questo c’è altro, le cose da fare, che meglio siano esplicitate. E qui sta la grande ipocrisia che i vecchi dirigenti conservano della loro formazione, non dire mai la verità, non esplicitare mai il conflitto.
Che cosa è… qual è la dinamica forte su cui si regge il Partito a Civitavecchia?
Sul pensiero unico dell’Apparato, che può anche di volta in volta cambiare faccia, essere “togliattiani” nel senso più sbagliato del termine. Le divisioni ci sono in termini di cultura politica, certo, ma questa politica ha abbandonato le sedi opportune preferendo le convention democratiche e plebiscitarie – ringraziamo ancora per queste cose il PSI di Craxi e il Gruppo Fininvest – in cui la globalizzazione e generalizzazione del pensiero è la regola fondante della New Realpolitik: il salotto buono della sinistra, un po’ prezzolata e affabulatrice; la sagra di paesello per umanizzare il capobastone; la distribuzione di prebende a pioggia; le cene con gli avversari; la presenza di innumerevoli “caminetti”. Poi si chiedono perché il PD a Civitavecchia e in Italia stia perdendo così tanto in credibilità!
“..Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui noi abbiamo dato il ‘la’; noi siamo dei bianchi quanto lo è lei Chevalley, e quanto la regina d’Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi: è colpa nostra. Ma siamo stanchi e svuotati lo stesso…”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa “Il Gattopardo”
Foto di Enrico Paravani ©