“Area Naturale Protetta: lembo di territorio, più o meno esteso, dove trovano applicazione orientamenti, indirizzi e regole per un uso dell’ambiente da parte dell’uomo che consenta di conservare e/o di sperimentare metodi, forme e tecnologie adatte a gestire in modo equilibrato con le altre specie viventi (vegetali e animali) le risorse del pianeta”
[IUCN – Unione Mondiale per la Conservazione della Natura – 1992]
La corrente Civati è la riserva naturale del PD. Politicamente parlando. E’ l’area naturale protetta della parte sinistra del partito. E’ numericamente la parte meno consistente. E’ rappresentativa della parte più connessa alla memoria storica di una certa sinistra italiana.
Il PD, uniformato in questo contesto come espressione della corrente renziana maggioritaria (che comunque non ha certo difficoltà a rappresentare anche tutte le altre anime del partito che ben conosciamo) si pone nei confronti della corrente civatiana esattamente negli stessi termini in cui l’uomo post industriale si pone nei confronti del Panda. O del Toporagno d’acqua di Sumatra.
Il civatiano è una specie politica “in pericolo critico”. Tuttavia il partito di riferimento si prende cura delle specie in estinzione, gli costruisce uno spazio vitale minimo. Ne contempla l’esistenza.
All’interno di questo recinto, esattamente come per i Panda o i Toporagni d’acqua di Sumatra, i civatiani tentano di sopravvivere in ambiente angusto ai margini della realtà industriale circostante.
L’approccio del PD da questo punto di vista è prettamente di tipo conservativo classico.
Il PD non ha affatto bisogno di mettere in discussione i suoi paradigmi di riferimento per tenere in vita la riserva naturale. Un Panda forse influisce sulle modalità di organizzazione socio-economica del mondo occidentale?
L’utilità per il PD è prettamente propagandistica: è pieno il mondo di t-shirt con i panda disegnati.
I Panda non cambieranno il mondo.
Però puliscono le coscienze.
Ciò che rimane avvolto nel mistero è l’utilità intrinseca per i civatiani stessi.