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La riforma Fornero e i generali sullo scivolo
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Economia e lavoro

La riforma Fornero e i generali sullo scivolo

5 Novembre, 2013 Francesco Fortunato Economia e lavoro 0 comments

Nell’era della crisi, delle manovre lacrime e sangue, degli esuberi, dei precari e dei disoccupati,  date il benvenuto a quelli che potrebbero diventare i “Golden Boys” dei prossimi 20 anni: i militari.

O meglio, i militari cinquantenni.
E’ la riforma delle riforme, come riporta il Corriere della Sera: “La via d’uscita della generazione delle missioni, i cinquantenni di adesso avevano 35 anni in Kosovo”. In parole povere l’intenzione sarebbe quella di operare un taglio di trentacinquemila uomini in dodici anni.

E come si può ottenere questo risultato? Con una parolina magica: scivolo.

Lo scivolo è il sogno proibito di ogni dipendente statale, il Santo Graal che appare ogni tanto e solo in pochi riescono a toccare. Lo scivolo era una procedura abbastanza utilizzata nell’era pre-Fornero per liberare posti di lavoro da far occupare, in percentuali diverse, a nuovi vincitori di concorso e vecchi raccomandati di ferro. La manovra utilizzata, complice il sistema pensionistico vigente denominato “retributivo”, era abbastanza semplice: al lavoratore cui mancavano pochi anni di contributi per il raggiungimento del tetto massimo previsto, solitamente due o tre anni, veniva proposta un’uscita anticipata dal ciclo lavorativo incentivandolo con una buonuscita economica e l’accordo che l’ente provvedesse a coprire il periodo contributivo mancante, in modo da poter cominciare a percepire l’assegno pensionistico subito.

Ovviamente non tutti i dipendenti statali potevano godere di tale beneficio. Solitamente a questa procedura ricorrevano o piccoli enti che avevano l’esigenza di far posto alle nuove leve o grosse aziende statali che, di tanto in tanto, avvertivano l’esigenza di dare una bella potatura ai propri rami.
Con l’introduzione massiccia degli incentivi statali per le nuove assunzioni, anche aziende private, sempre di un certo calibro, hanno cominciato ad adottare questa pratica iniziando a “liberarsi” di dipendenti avanti con gli anni e, soprattutto, abbastanza pesanti dal punto di vista dei costi di gestione.

Tutto ciò prima dell’arrivo di “Terminator” Fornero che, oltre a modificare il sistema pensionistico in “contributivo”, ha pensato bene di alzare sia l’età pensionabile sia il numero di anni contribuiti necessari per avere accesso all’agognata pensione.
In fondo ce lo chiede l’Europa!

Vengo anch’io, no tu no

Pacchia finita allora… tutti in pensione con minimo 42 anni di contributi o al raggiungimento dei 67 anni.

A meno che tu non sia un militare, un militare di quelli pesanti (l’articolo non lo specifica), con tanto di stellette e, meglio ancora, greche.

Se rientri in questa categoria, nel caso passasse la legge, hai fatto bingo.

Si legge sul Corriere:

“Dai 50 anni in poi (dieci anni prima del congedo) si può entrare in un magico limbo, lo «scivolo d’oro» appunto, grazie al quale si conserva l’ottantacinque per cento dello stipendio senza lavorare più nemmeno un solo giorno, con tanto di pensione piena; non è esclusa neppure la facoltà di fare altri lavori (il reddito non si cumula).”

Praticamente se la legge passasse, sarebbe l’ennesimo calcio nelle palle ― passatemi l’inglesismo― a quei 390.200 esodati che si erano accordati con le loro aziende per lo scivolo, ma che la riforma Fornero ha, di fatto, messo in un limbo del quale non si intravede ancora la via d’uscita, ed una beffa per un numero imprecisato di professionisti che si ritroverebbero a combattere contro un esercito, è proprio il caso di dirlo, di consulenti che possono permettersi di entrare sul mercato con tariffe di favore, visto che il loro gruzzolo mensile è comunque garantito dallo stato.

“Chi è il tuo nuovo consulente?”
“Il generale Tal dei Tali e mi costa anche poco!”

Vuoi mettere la soddisfazione?

Foto di Enrico Paravani ©

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  • pensione
  • riforma Fornero
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Francesco Fortunato

Tecnico per formazione, ribelle per nascita.

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