Caro Diario, sai a cosa stavo pensando? Stavo pensando al contagio.
Credo di essere stata brutalmente infettata.
Oggi trascinavo queste derelitte chiappe verso il mio luna park preferito, il supermercato, e un virus sfuggito all’università della vita mi ha colpita. Bacilli che schizzano impazziti fuori dai salotti tv e dai social network, fanno slalom ubriachi tra i tavoli dei bar e nel silenzio alla cassa del negozio cinese dove mi rifornisco di matite e lana per lavorare ai ferri. Doveva succedere. Era scritto.
Adesso sto lavando forsennatamente il cervello per farglielo sputare via, IL virus.
Lo sento dappertutto, mi è addosso e credo che ne morirò senza aver capito da che parte sia entrato. Dagli occhi mentre assistevo alla passeggiata di un signore con sigaretta in una mano e mascherina sul viso? O dalle orecchie quando ho sentito una donna mettere in moto l’auto mentre parlava al telefono, senza cuffiette, senza guardare il retrovisore e senza cintura? O forse dal naso, con la tizia del palazzo di fronte che per non scendere a portare il mastello della plastica preferisce bruciare le bottiglie nel camino?
Non lo so, sono preoccupata, la mia vicina dice di avere l’influenza e che pochi giorni fa ha visto la giapponese sotto casa mia stendere sul balcone. Credo sia un fatto grave questo, dico il balcone, la giapponese, il bucato steso.
La mia vicina per sicurezza ha comprato l’Amuchina. Speriamo bene.
Io no, io oggi non l’ho comprata, l’Amuchina, perché al supermercato non ce n’era più, nemmeno il rimasuglio pandoro straripante di strutto e conservanti, ci ha lasciati in poche ore dall’inizio dell’offerta: meno della metà metà prezzo. Ah, anche lo sconto sui Nutella Biscuit ha registrato i suoi caduti. Contagiati pure loro.
Mentre con i primi sintomi del male cercavo il coraggio di esistere negli ingredienti di un succo di pesca con pesca al 3% e tutto il resto roba che non sembra essere cresciuta da un albero, ho visto una signora molestare le mele e dopo aver molestato le mele è passata alla molestia sulle pere, alla fine ha scelto le zucchine, non prima di averle palpeggiate a dovere. Non aveva il preservativo da frutta, era a mani nude, per una sensazione di extrapiacere, ho pensato. Beata lei. Dopo aver prezzato le zucchine si è strofinata il naso e ha ricominciato il giro: ceppo di insalata. Uno, no. due, no, ecco, il terzo sì. Però dai, almeno i mazzi non scelti sono stati accarezzati da qualcuno. Non vale la pena di vivere solo per il calore di una carezza inumidita da secrezioni nasali?
Non so, le mie gite al supermercato sono sempre ricche di accadimenti storici, anche oggi! Il ragazzo che di solito viene bandito da sguardi e maleparole perché color tizzone e musulmaneggiante, non ha scatenato nessun commento sul fatto che era regolarmente alla cassa a pagare il suo pranzo, come fa sempre. No, oggi parlavano tutti di altro, di morti, di cinesi verdi, di navi da bloccare in porto, di aeroporti chiusi, qualcuno ha suggerito anche di riaprire i forni, ma è stato zittito perché la soluzione finale prevederebbe trasportarli tutti in Europa. No, non è fattibile. Meglio chiudere gli accessi al nostro paese. Sì. Una soluzione di buon senso, ho pensato mentre ingravidavo di prodotti il mio carrellino della spesa color fucsia. Potremmo far esplodere la Cina, oppure, sì, facciamo che stacchiamo l’Italia dall’Eurorpa e la spariamo in orbita, così nessuno può sterminarci con starnuti a mandorla, religioni senza maiali e…
Lo vedi, Caro Diario? Credo realmente di essere stata colpita da quello spaventoso virus che gira e sta mettendo in ginocchio il mondo. Non voglio mettermi in ginocchio, non di fronte a lui, anche se so di avere un corpo mortale che prima o poi dovrò far tornare polvere sotto terra, vorrei davvero andarmene da questo pigiama dopo aver imparato a stirare camicie o aver vissuto in un paese dove la pesca non viene usata come comparsa nel succo.
Hai ragione, forse dovrei comprare anche io una di quelle mascherine per proteggermi da IL virus, credo sia una soluzione di buon senso, da persone avvedute. Lo farò subito, scenderò, andrò al negozio cinese facendomi largo tra i fantasmi dell’intelligenza e chiederò: “Che ce l’avete una di quelle mascherine contro l’idiozia degli italiani?”