A Venezia, nel 1986, Guido ha mangiato un piatto di spaghetti al nero di seppia. Una volta l’anno si sveglia in piena notte con quel sapore in bocca. Quando ha visto al cinema la famiglia Calafiore ingurgitarne una vagonata con ferocia, ha dovuto aprire la bocca e riempirla d’aria per controllare l’acquolina.
Guido stava guardando Via Castellana Bandiera di Emma Dante.
Dopo, per tre giorni, ha guidato contromano sulla via di casa sua in cerca di un duello, un avversario umanamente valido, mitologico, silenzioso come Samira. Ha rimediato soltanto una multa di 143 euro.
Mentre il vigile urbano compilava il verbale in silenzio, Guido canticchiava “e cu avia ti chiangiri chiangeu…” con lo stesso trasporto di Enzo e Lorenzo Mancuso, tutti e due. Poi ha riso perché la macchina della polizia municipale era la stessa che guidava Samira.
Quel vigile l’ha tenuto fermo un’ora e mezza. Ha passato l’equivalente della durata del film di fronte ad una Punto, in uno stallo senza tensione. Ha provato a guardare il vigile urbano fisso negli occhi, ma non ci ha trovato né l’innocenza né la profondità spettrale di Samira.
Allora ha pensato che quella narrazione, che aveva visto sullo schermo, fosse migliore della realtà.
Ha pensato alla “strada” che ha percorso per arrivare a questa conclusione: si è accorto di aver visto sullo schermo una donna fragile di fronte ad un’antica figura dura e inamovibile simile ad una dea ma intimamente umana.
Rosa, nella multipla, che rinnega il Passato con rabbia; Samira, col pane ancora bagnato in tasca, il Passato lo conserva con devozione.
Nella finzione le ha guardate restare ferme, sfidarsi muso a muso. Ma non lottavano l’una contro l’altra. Erano decise a non andare indietro, sulla strada come nella memoria (dolorosa per entrambe).
Guido, rapito da quell’ora e mezza di finzione intesa nel buio della sala, ha capito che la retromarcia era il vero problema: voltarsi, abbracciare un sedile vuoto.
Quelle due donne, sudate e sedute, non si curavano neanche del Presente (la compagna e il nipote). Secondo lui, nei controcampi, lontano dall’occhio invadente della macchina da presa, guardavano lontano: l’orizzonte.
Fisse su un punto oltre la strada: Rosa fantasticava sulla montagna e Samira sul baratro. Tutte e due erano prese da ciò che avevano davanti, eppure per raggiungerlo dovevano tornare indietro, anche solo di qualche metro (di qualche anno).
Il chiasso e le vicende colorate intorno a loro non esistevano. Anche Via Castellana Bandiera alla fine non esisteva più, era diventata un’altra: lo Spazio si era dilatato proprio come il Tempo. Anche quando lo stallo si risolse e la tensione scese, mentre tutti correvano, Guido restò immobile con il desiderio istintivo di voltarsi.
Dopo aver parcheggiato nel giusto senso di marcia, telefonò e prese appuntamento da un tatuatore, amico di un amico, per farsi fare lo stesso tatuaggio di Alba Rohrwacher: l’unica cosa buona che Guido ricordi di lei nel film.
Foto di Enrico Paravani ©
1 Comment
Paola Angeloni
20/11/2013 at 09:18Ciao Luca, tu hai l’ età di mia figlia, gli stessi interessi, gli stessi studi, lei più di te ha il diploma al Centro sperimentale di cinematografia, recitazione. Nel suo nomadismo alla ricerca di un altro teatro, durato dieci anni, era giunta alla Vucciria di Palermo, da Emma Dante. Vivere nella comunità teatrale di Emma Dante, una esperienza fondamentale.. ” Quanti ccose aggio visto affacciata ‘ncoppa ‘o mare…”. Ora è tornata qui, come te, come tanti miei ex alunni laureati in discipline umanistiche ed artistiche. Si creano laboratori che hanno la durata effimera di un giorno, la schiera di laureati in cerca di prima occupazione a trenta anni, la sirena della meritocrazia che viene premiata.. Conosco la produzione teatrale di Emma Dante, aspettiamo via castellana bandiera al ” Royal “.