Si può descrivere una manifestazione fotografica a cui non si è partecipato, in cui non si è guardato esattamente quali immagini hanno visto gli spettatori che l’hanno guardata in sequenza?
Si può, se la genesi d’anima di quelle immagini la conosci, se ne conosci la dannazione, la crocefissione e l’estasi d’ebbrezza del suo autore.
Enrico e io siamo due persone alla ricerca di un qualcosa che ci faccia camminare dritti, più delle conseguenze che la vita ci incurva. Con generosità che non chiediamo.
Un fotografo di cui bisogna benedire l’esistenza, maledire benevolmente la sua capacità di cogliere attimi che rubano e decriptano l’anima, ammirarne la bravura. Non la tecnica, lui non ha tecnica, ha talento, la tecnica è di chi deve imparare, lui segue qualcosa di infernale della sua arte. È un Caravaggio alcolico e rissoso dei giorni nostri, che dopo un momento di rissa e di dannazione tira fuori la macchina fotografica e crea il capolavoro.
Da seguire, a me ha dato immagini della mia vita che avranno il marchio del per sempre.
Per questo spero di non litigarci mai. Perché se dovesse succedere, le più belle foto che ho di me mi porteranno solo tristezza che non voglio.
Hasta la victoria Enri’, te la meriti.
2 Comments
Enrico Paravani
25/09/2013 at 09:19daje ettoreeeeeeeeeeeeeeeee