[heading style=”subheader”]Vi spieghiamo i retroscena[/heading]
Civitavecchia 23 settembre 2013.
Un normale pomeriggio lavorativo nel porto di Civitavecchia.
Un porto dove, nonostante i proclami e gli articoli patinati, la crisi che attanaglia mezzo mondo si fa sentire eccome.
Ore 15 circa.
Un gruppo del NOE, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, arriva alla banchina n°23 e comincia a recintare il tutto mettendo sotto sequestro l’intera zona.
Cosa è successo di tanto grave per far scattare questa procedura?
E’ presto detto.
La banchina in questione è utilizzata come area di stoccaggio di minerali ferrosi, utilizzati per la produzione di acciaio in quel di Terni.
Stoccaggio a cielo aperto.
Come a Taranto, come l’Ilva.
Evviva. I buoni hanno vinto e i cattivi dovranno pagare.
Questo è quanto si evince dalla lettura delle notizie flash, date dai quotidiani telematici locali nella tarda serata di ieri… ma è andata esattamente così?
Siamo sicuri che le responsabilità del caso siano da imputare solo ed unicamente all’impresa che gestisce il traffico e movimenta i materiali?
Vediamo di fare chiarezza.
La movimentazione del ferro-cromo utilizzato dalle acciaierie di Terni è un traffico storico nel porto di Civitavecchia. E’ l’ultimo vero traffico merci che resiste nello scalo e dà lavoro ad un indotto locale a circa un centinaio di famiglie.
Nei primi anni intorno al 2000 il porto, grazie a tutta una serie di fondi stanziati per il Giubileo, comincia a trasformarsi in maniera radicale e tutto ciò che riguarda i traffici commerciali viene pian piano delocalizzato dal porto storico alle nuove banchine commerciali costruite a nord dello scalo.
I nuovi spazi, situati abbastanza lontano dal centro abitato, fanno si che si chiudano una serie di contratti con Terni, necessari ad aumentare il traffico del materiale ed iniziare lo stoccaggio a terra.
Questa operazione ha destato l’immediata preoccupazione dei lavoratori coinvolti, che hanno in tutti i modi invocato una soluzione al problema, interpellando tutte le Autorità competenti.
Tutte.
Questo fermento ha portato l’Autorità Portuale ad emanare un’ordinanza, nel Giugno 2002, dove l’allora presidente Moscherini stabiliva le regole per il trattamento dei materiali polverosi nel porto di Civitavecchia.
Tutto a posto?
Neanche per sogno.
L’ordinanza veniva sì recepita dalle imprese, ma di fatto applicata soltanto nella fase di scarico da nave a terra, dove venivano impiegate nuove tramogge per limitare il più possibile il diffondersi di polveri nell’ambiente.
Ma il minerale rimaneva comunque stoccato a terra, all’aria aperta.
E lo sapevano tutti. L’Autorità Portuale che gestisce le concessioni, la Capitaneria di Porto che vigilava all’interno dello scalo e l’ASL che ogni tanto si degnava di farsi vedere…
Continuano le polemiche e le segnalazioni ma nulla cambia fino al luglio 2006 dove l’allora commissario speciale Moscherini firma un decreto dove vengono finalmente dettate le regole per lo stoccaggio a terra dei materiali polverosi.
Abbiamo finalmente risolto?
Per niente.
Nel decreto veniva sottolineato che il materiale stoccato a terra dovesse essere coperto e bagnato, 24 su 24, per evitare la dispersione nell’aria di polveri potenzialmente pericolose.
L’impresa che gestiva il tutto sottolineava, giustamente dal suo punto di vista, che :
- la copertura con teli risultava oggettivamente difficoltosa, a causa della movimentazione quasi continua del materiale,
- l’allagamento dei cumuli minerali era reso impossibile dal fatto che l’acqua, gestita da una partecipata dell’Ente, non arrivava dove e come doveva arrivare.
A questo punto è doveroso sottolineare che la banchina 23 è una delle due banchine, insieme alla 24, utilizzata per la movimentazione di merci alla rinfusa nel porto di Civitavecchia e che si trova a circa 700 mt dalla sede dell’Autorità Portuale e a meno di 1.5 km dalla Capitaneria di Porto.
E’ anche doveroso ricordare che il servizio mezzi meccanici, ovvero le cosiddette gru portuali, è stato gestito direttamente dall’Autorità Portuale dal 1 Gennaio 2005 al 30 Giugno 2012.
Ultima cosa, ma non meno importante, rammentiamo che sia la Capitaneria piuttosto che l’ufficio “Lavoro Portuale” dell’Ente e l’Asl stessa erano a conoscenza della situazione in banchina viste le continue segnalazioni e lamentele da parte dei lavoratori coinvolti.
Alla luce di tutto questo è evidente che le colpe, esattamente come l’Ilva di Taranto, non siano da ricercare in un’unica direzione ma che purtroppo, ancora come Taranto, per l’incuria e l’opportunismo delle istituzioni coinvolte, gli unici che pagheranno veramente saranno i lavoratori.
Foto di Fulvio Floccari©
11 Comments
giggi
24/09/2013 at 08:30bravo…..non fa’ una piega….
Aracne
24/09/2013 at 08:33Quante cose non sappiamo… grazie per questo articolo!!!
reg
24/09/2013 at 11:57non è proprio come lo avete raccontato voi!!!!!!
ne sono state dette di c….e!!!
Fulvio Floccari
25/09/2013 at 07:09Aspettiamo che ci spieghi come sono andate effettivamente le cose. Altrimenti il tuo commento…si commenta da solo.
Laura Santoni
25/09/2013 at 07:28per onor di cronaca vorrei sapere quanto prima anche io che tipo di ca…..e sono state dette.
grazie
Francesco Fortunato
24/09/2013 at 13:01Caro/a reg raccontaci la tua versione allora. Siamo sempre pronti ad effettuare rettifiche se ben documentate ed argomentate.
Una cortesia però… la prossima volta mettici nome e cognome.
Grazie
reg
27/09/2013 at 18:25Caro Francesco non ho messo il mio nome solo per questione di privacy, non mi piace metterlo sulla rete, ma stai tranquillo che le stupidaggini che sono state dette te le dico di persona visto che lavoriamo nello stesso ambito e ci vediamo quasi tutti i giorni. Senza rancore saluti.
Fulvio Floccari
27/09/2013 at 19:35Non ti piace mettere il tuo nome davanti ad accuse così generiche e vuote.
Fai bene a nascondere la tua identità.
Ciao reg.
Sergio Scanu
24/09/2013 at 15:10Facile dire che sono state scritte o dette cazzate senza specificare quali sarebbero queste cazzate e soprattutto senza mettere il proprio nome e cognome.
massimopantanelli
24/09/2013 at 19:47le sfumature definiscono una immagine incontrovertibilmente dai contorni netti. Autorità Portuale con Monti, Capitaneria di Porto, fermi da anni a guardare. La sede della guardia forestale inaugurata è ad una distanza infinitesimale dai mucchi di Ferro e Cromo ?! Quale sarà mai la filosofia di vita che farà volgere lo sguardo dall’altra parte ?
lucia bartolini
25/09/2013 at 14:46secondo me manca solo qualche pezzo, più remoto, per ricostruire il quadro completo, sull’intero sistema porto di Civitavecchia. personalmente ho trovato illuminante (e preoccupante) il servizio di Presa Diretta sulla intermodalità gestita da MSC in Europa…