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Pesante e Indigesto – II Parte
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Pesante e Indigesto – II Parte

14 Gennaio, 2014 Gian Marco Timidei Ambiente, Ambiente e cultura, Enogastronomia 0 comments

Alla luce di cio’ che abbiamo detto nella prima parte, è sempre vero il luogo comune che i nostri orti e le carni dell’allevatore “campagnolo” siano le migliori?
Iniziamo con dei dati previsionali dell’aria:

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Dipende da molteplici fattori, io risponderei di “primo acchito”, innanzitutto il luogo d’origine; carni e verdure provenienti da zone inquinate con metalli pesanti tenderanno ad essere pesantemente contaminate, generando un assunzione giornaliera che tenderà via via a dare problemi di accumulo nel nostro organismo, per cui la filiera controllata, da questo punto di vista aiuta, tramite i controlli a campione, a portare nelle nostre tavole carni e verdure con tenori di contaminanti al di sotto dei valori di legge.

Ricerca sulla contaminazione da piombo in verdure commestibili (dati I.T.I.S. B. Focaccia):

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Ins. 1: da supermercato in busta chiusa; Ins. 2: da area prevalentemente agricola zona Pellettano (Salerno); Ins. 3: da area Industriale zona Fuorni (Salerno); Campione 4: funghi raccolti da località artigianale mista Montoro (Avellino).

Da quanto riportato ne consegue che l’inquinamento ambientale diventa ancor più allarmante per la salute pubblica perché magnificato dalla capacita’ dell’apparato radicale delle piante di trasferire e concentrare gli inquinanti, tra cui i metalli pesanti, nei frutti, nei semi, nelle foglie destinati all’alimentazione umana e animale.

Ma quali sono le carni e le verdure che tendono ad accumulare i metalli pesanti?

La predisposizione ad accumulare metalli pesanti in quantità elevate (iper-accumulo) è ampliamente distribuita nel mondo vegetale, basti pensare che 45 famiglie botaniche ne sono le principali responsabili; gran parte di esse appartengono alle Brassicacee, di queste, tra le coltivate, ci sono il cavolo e il broccolo.
Al di fuori della famiglia delle Brassicacee, il pomodoro, la lattuga, gli spinaci, i funghi, le bietole e il riso hanno dimostrato una forte compatibilità con il cadmio, rame, nichel piombo e zinco.
Per quanto riguarda le carni diversi studi hanno evidenziato che le specie animali erbivore che utilizzano tutta la pianta come alimentazione (ovi-caprini)  sono quelle che hanno la tendenza ad accumulare la maggior parte dei contaminanti, i metalli pesanti in particolare, avendo la tendenza ad oltrepassare le barriere organiche si ritroverebbero anche nel latte, motivo per cui anche le sostanze medicamentose usate per la cura degli animali destinati al consumo umano hanno un tempo di sospensione (overo il tempo che intercorre tra la somministrazione di un farmaco e la sua completa eliminazione dall’organismo).
Per i bovini il rischio risulta piu’ basso anche se va detto che allevamenti che utilizzano mangimi e foraggi provenienti da zone fortemente contaminate tenderanno loro stessi ad essere un ulteriore passo nella catena dell’accumulo cronico nell’uomo. Discorso a sé va fatto per il Miele: è un composto estremamente complesso in cui si accumulano diverse sostanze, anche se la componente dei metalli pesanti è trascurabile; importante per esso è la carica batterica e di sostanze antibiotiche che si è visto, per la sua composizione chimica, riesce ad accumulare.

Concludendo che consigli possiamo dare per ridurre il più possibile l’accumulo cronico?

Innanzitutto considerare e controllare la provenienza dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole, tendendo a favorire il biologico rispetto al tradizionale intensivo, cambiare ogni tanto tipologia e provenienza di prodotti ortofrutticoli, alimentarsi sporadicamente con organi animali che tendono ad essere accumulatori di tossine (cute, fegato, intestino e reni), prediligere la filiera controllata, utilizzare detossificanti naturali (limoni, aglio, spinaci, zenzero, kiwi,coriandolo).

 

Foto di Enrico Paravani ©

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  • bioaccumulo
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Gian Marco Timidei

Laureato a Perugia nel 1999 in Medicina Veterinaria, mi sono occupato in principio di temi legati all'ambiente, biodiversità, recupero di aree marginali e rapporto tra zootecnia e animali selvatici in ambiente protetto collaborando con l'UE, l'ENEA e l'Universita' di Perugia. Ho collaborato con diverse strutture veterinarie del Lazio, Toscana e Umbria come chirurgo dei tessuti molli. Dal 2001 al 2005 ho collaborato nell'approfondimento di tematiche di "bioetica e ricerca" con l'Università del Sacro Cuore di Roma, l'ospedale Bambin Gesu' di Roma e Campus degli studi Università di Pomezia. Dal 2003 direzione sanitaria presso ambulatorio Veterinario Tirreno, Civitavecchia.

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