Dopo l’angoscioso caso dell’Amministrazione 5 Stelle di Pomezia e delle merendine scippate ai bambini affamati, certe notizie non possono destare grande attenzione.
E’ solo così che si può spiegare lo scarso clamore sollevato in città dall’arresto (ai domiciliari) del Sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni.
Dopo il ritorno alla ribalta di Primo Greganti, a seguito dell’affaire EXPO, fa evidentemente poca notizia l’arresto dell’ennesimo esponente di spicco del PD, e soprattutto non stupisce il capo d’accusa: finanziamento illecito ai partiti.
E’ invece finito in carcere l’Assessore Regionale veneto alle Infrastrutture, Renato Chisso (Forza Italia), e rischia di finirci (attende l’autorizzazione della Camera) anche Giancarlo Galan, ex presidente della stessa Regione ed attuale deputato di Forza Italia.
Per il momento sembra invece che l’ex-Ministro all’Ambiente Altero Matteoli sia stato solo sfiorato dall’inchiesta.
Una lunga serie di transazioni finanziarie fioriva intorno al MOSE, il sistema di colossali paratie mobili che dovrebbe difendere il gioiello lagunare veneto dall’alta marea (e che è in cantiere dal 1988…). Un fiume di denaro che avrebbe preso la strada di San Marino, ove sarebbe stato riciclato per costituire dei fondi neri, che secondo l’ordinanza del GIP sarebbero “stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale”. Lo stesso parlamentare GIP aggiunge che avrebbero “ricevuto elargizioni illegali persone di entrambi gli schieramenti politici”.
Le parole usate dal Procuratore Aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, lasciano poco spazio alla fantasia: “peggio di una Tangentopoli”.
Certo: poca cosa dinanzi alle merendine di Pomezia.
Foto di Gian Marco Timidei©