Nelle scorse settimane si è assistito ad un rapido botta e risposta tra il consigliere comunale Stefano Giannini ed il Presidente dell’Autorità Portuale Pasqualino Monti riguardo l’attuale utilizzo della Banchina 25, inizialmente assegnata al traffico container e attualmente condivisa con il traffico crocieristico e con quello ortofrutticolo, e la Darsena Energetica/Grandi Masse prevista dal Piano Regolatore Portuale.
Senza entrare troppo nei meriti della polemica circa i finanziamenti della nuova infrastruttura, è interessante notare come il consigliere riprenda una vecchia querelle risalente al 2007, peraltro già raccontata in un nostro articolo, tra gli allora DS ed il neo-sindaco Moscherini riguardo l’opportunità di un nuovo terminal container, al tempo il famoso Terminal Cina, visto che il traffico container era, ed è ancora, ben lontano dal saturare gli spazi dell’attuale struttura.
A sei anni di distanza il progetto Terminal Cina/Asia, diventato poi Piattaforma Logistica Italia, sembra ormai definitivamente tramontato, almeno per quanto concerne la sua collocazione originaria, trasformandosi nella “nuova” Darsena Energetica/Grandi Masse.
Un po’ di storia
La Darsena Energetica/Grandi Masse è un’opera inserita nel Piano Regolatore Portuale di Civitavecchia fin dalla sua prima stesura. Concepita con lo scopo primario di avere una struttura che si potesse adibire allo scarico di prodotti petroliferi, è stata comunque fornita in fase di progettazione di una banchina multipurpose, ovvero adattabile a più scopi.
Bello… ma i soldi?
Torniamo un’attimo alla polemica iniziale tra Amministrazione Comunale ed Autorità Portuale in merito ai costi di realizzazione dell’opera… soldi pubblici o investimenti privati?
Il presidente Monti prontamente dichiara che la realizzazione della nuova infrastruttura è un “investimento privato che sarà realizzato dal concessionario, Compagnia Porto Civitavecchia S.p.A., così come previsto nel piano regolatore portuale.”
La Compagnia Porto Civitavecchia S.p.A., da ora in poi CP (da non confondersi con la CPC che è la storica Compagnia Portuale di Civitavecchia), è una società avente per oggetto sociale la costruzione, la manutenzione e la gestione di darsene ed anditi portuali.
Tale azienda, come si evince da questo documento presente sul sito dell’AGCM, è “stata costituita nel 1997 al fine di ottenere ogni autorizzazione necessaria per la realizzazione della nuova darsena energetico grandi masse nel Porto di Civitavecchia. La richiesta di concessione per la realizzazione della darsena è stata presentata da Compagnia Porto nel novembre 2000 e reiterata nel dicembre 2005. Con atto del 27 maggio 2002, l’Autorità Portuale di Civitavecchia ha consentito a Compagnia Porto l’occupazione anticipata, per 50 anni, delle aree demaniali dove verrà costruita la nuova banchina da adibire allo scarico di prodotti petroliferi, allo scopo di consentire l’inizio delle attività di sondaggio e campionamento propedeutiche alla realizzazione del progetto approvato. Nell’ottobre 2005 Compagnia Porto ha, altresì, ottenuto l’Ordinanza di inizio lavori per svolgere le attività di logistica.”
Inizialmente il capitale sociale della CP era detenuto al 75% da Italpetroli e per il restante 25% da Enel, ma con l’operazione cui il suddetto documento fa riferimento si è arrivati nel 2006 ad un nuovo assetto societario formato dal Gruppo Gavio, Enel ed Unicredit.
In effetti l’attuale assetto societario della CP non è molto chiaro e la destinazione d’uso della futura Darsena lo è ancora meno. Infatti in un articolo del 2011 di Ship2Shore, rivista telematica che si occupa di economia del mare e trasporti, si legge:
“Nuovo sviluppo per il progetto Darsena Energetica Grandi Masse al porto di Civitavecchia, che si arricchirà di un deposito costiero per lo stoccaggio di prodotti petroliferi e chimici. La struttura verrà commissionata e poi gestita operativamente da una newco – ancora da costituire – controllata dal Gruppo Gavio e da PIR Petrolifera Italo Rumena.”
Leggendo una dichiarazione di Monti riportata da Primo Magazine nel luglio di quest’anno, la cosa però si fa ancora più confusa:
“Sarà una nuova infrastruttura da 1,5 milioni di TEUs che nascerà sulla scorta dei nuovi moderni terminal come il Tanger Med marocchino e potrà accogliere le grandi navi portacontainer di ultima generazione. Il mondo dello shipping sta cambiando e questo terminal, che sorgerà presso la Darsena energetica grandi masse, è stato progettato tenendo conto delle dimensioni delle nuove maxi-navi che entreranno in servizio in questi anni”.
Monti ha inoltre precisato che “verrà liberato per altre attività l’attuale terminal container posizionato nel cuore del porto (dove opera la RTC Roma Terminal Container, controllata dalla Marinvest, finanziaria del gruppo MSC). L’investimento totale previsto (suddiviso in due fasi) è di circa 400 milioni di euro complessivi, di cui l’80% a carico dei privati e il 20% in capo all’Autorità Portuale”.

Rendering in 3D del progetto Darsena Energetica/Grandi Masse dal sito: http://www.sjs.it/index.php/en/maritime-works
Confusi? Bene… ma non è finita qui.
Qualche settimana fa, su Strade & Autostrade Online viene pubblicata un’intervista a Maurizio Ievolella, Segretario generale dell’Ente, dove possiamo trovare parecchi spunti di riflessione.
Come questo, ad esempio, in cui si parla del traffico container:
“… Significativa, in particolare, la crescita costante della merce che viaggia su container: nel 2012 Civitavecchia è arrivata a 50.965 TEU, con un incremento del 34% rispetto all’anno precedente. E anche all’inizio del 2013 abbiamo assistito a una crescita del 7,9%”.”
Esatto… ben 50.965 TEU movimentati nel 2012.
In un Terminal privato con una capienza di circa 500.000 TEU.
Praticamente un decimo della portata teorica del Terminal.
Ma passiamo oltre e continuiamo a leggere… anzi questa volta citiamo anche la domanda:
S&A: “Per il traffico container, invece, servono nuove infrastrutture”.
MI: “Esatto. Negli ultimi anni il completamento del nuovo terminal e i collegamenti diretti con clearance doganale fino all’interporto di Orte hanno permesso a questa categoria di merci di svilupparsi notevolmente. Per il futuro, però, stiamo pensando a un ulteriore salto di qualità: la Piattaforma Logistica Lazio. Si tratterebbe di un investimento interamente privato, in quanto il terminal ricadrebbe nella concessione della Compagnia Porto Civitavecchia SpA (Gruppo Gavio, ENEL e Unicredit, che ha “assorbito” la partecipazione Italpetroli) per la Darsena Energetico Grandi Masse, adiacente alla centrale a carbone ENEL di Torre Valdaliga Nord. Oltre al molo carbonifero per l’approvvigionamento della centrale, il progetto prevedeva fin dall’inizio una banchina multipurpose che oggi potrebbe essere destinata a terminal container. Se il progetto andasse in porto, sarebbe ovviamente necessario un accordo preliminare con un player della logistica dei container. L’infrastruttura potrebbe garantire la movimentazione di oltre 1 milione di TEU. Di più, al momento, non è possibile aggiungere”.
Visto che nel 2013 si raggiungerà la ragguardevole cifra di 70.000 TEU movimentati (forse), saranno necessarie nuove infrastrutture che porteranno il nostro scalo a poter (teoricamente) movimentare oltre 1 MILIONE di TEU all’anno.
Praticamente si ripropone, con termini diversi ed aggiornati alla situazione attuale, la famosa analisi dell’ex esponente del Polo Civico, ed ora Assessore in quota PSI, Alvaro Balloni che qualche anno fa, durante una conferenza stampa dichiarò:
“…abbiamo un terminal containers troppo piccolo”. E la banchina 25? “È piccola anche quella” […] “E certo – spiega ancora Balloni – se gli spazi sono così piccoli gli armatori non ce li porteranno mai i containers a Civitavecchia.”
Francamente di fronte a questi argomenti è difficile, se non impossibile, controbattere!
- Quindi, prodotti petrolifici e chimici o container?
- Investimenti pubblici o, in minima parte, partecipati?
- Inoltre, perché liberare un terminal inaugurato nel 2010 con una portata stimata di 500.000 TEU per una nuova struttura capace di movimentarne oltre il doppio quando lo scalo cittadino non riesce nemmeno a raggiungere quota 70.000?
Per il momento non ci sono risposte, speriamo soltanto che il tutto non diventi la solita cattedrale nel deserto o, visti i grossi investimenti privati in ballo, “una proprietà esclusiva” di qualche colosso della logistica che lascerà alla nostra città, tanto per cambiare, poche briciole e tanto inquinamento.
Foto di Enrico Paravani ©